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Martedí 14 Agosto 2012

PAGINA A CURA DI
Francesca Milano
Una cosa accomuna gli agrotecnici, gli agronomi, i periti agrari e i chimici: molte delle misure previste dal Dpr di riforma degli ordinamenti professionali loro le avevano già introdotte. Certo, i regolamenti adesso vanno rivisti alla luce del Dpr, ma non si tratta di vere e proprie novità.
La formazione continua, per esempio, è un argomento che i vari Ordini avevano già regolato: «Per noi – spiega il presidente dei dottori agronomi e dottori forestali, Andrea Sisti – la formazione è in vigore dal 2009. Abbiamo 11 convenzioni con le università per il riconoscimento reciproco dei crediti formativi, che valgono sia per la formazione continua degli iscritti all'albo che per l'ottenimento di crediti universitari validi per chi frequenta un corso di laurea magistrale».
«Anche noi abbiamo già introdotto la formazione continua – spiega il presidente del Consiglio nazionale dei chimici, Armando Zingales – e stiamo pensando anche a forme di auto aggiornamento, come la formazione a distanza e, per piccole quantità di crediti, l'abbonamento a riviste del settore».
I chimici avevano già stipulato una convenzione per l'Rc professionale, commisurata al valore d'affari. «Si tratta – spiega il presidente Zingales – di una polizza che parte da 1.000 euro al mese. Abbiamo anche dato la possibilità ai nostri iscritti che lavorano come dipendenti di assicurarsi per il rischio di colpa grave, quello che non viene coperto dal l'azienda».
Pensano che l'assicurazione sia necessaria e utile anche i periti agrari: «Ma bisogna prestare particolare attenzione ai giovani – sottolinea il presidente Lorenzo Benanti –. Per questo motivo stiamo lavorando sulle convenzioni in modo da poter offrire ai neo iscritti tariffe più contenute, per aiutarli. In più, chiediamo che l'obbligo valga solo per chi esercita la professione». I periti agrari hanno anche rivisto il loro tirocinio, che era stato istituito nel 1991. «Prima era di 24 mesi – sottolinea il presidente – ma già da quest'anno lo abbiamo ridotto a 18 mesi. Ma credo che la durata sia irrilevante rispetto al problema della qualità».
La regola sui tirocini, invece, non convince Roberto Orlandi, presidente degli agrotecnici e agrotecnici laureati che vuole impugnare al Tar il decreto. «Per noi – dice – si tratta di una norma peggiorativa, visto che abbiamo già una regola più avanzata che permetteva agli studenti di svolgere tutto il tirocinio in università, in modo da poter entrare prima nel mercato del lavoro». Le differenze tra il Dpr e il regolamento degli agrotecnici non sono finite qui: «Nel Dpr – spiega Orlandi – che il professionista presso cui si svolge il tirocinio debba avere almeno cinque anni di esperienza; noi invece ne prevedevamo solo tre. Poi c'è la questione del limite di tirocinanti per studio: il Dpr dice tre, per noi sono sei».
Orlandi è critico anche sulla formazione continua: «Non si può obbligare un professionista a raggiungere tot crediti all'anno, la formazione deve essere fatta quando ce n'è bisogno altrimenti diventa solo uno scoglio burocratico».
Roberto Orlandi racconta anche delle sue richieste inascoltate dal ministero: «Avevamo chiesto prove d'accesso all'albo diversificate in base al corso di laurea di provenienza – ricorda – ma non è stato possibile. In più, avevamo chiesto che soprattutto in campo tecnico fosse possibile indicare la specializzazione. Questo avrebbe aiutato i clienti, perché chi cerca un fitopatologo, per esempio, oggi non sa dove pescarlo e deve ricorrere al passaparola. Cercheremo di normare questo aspetto nel nostro codice deontologico».
Anche i chimici hanno avanzato al ministero richieste che non sono state accolte: «Se si ritiene che il sistema ordinistico non è avviato alla fine, allora bisogna far sì che questo sistema viva, definendo quali categorie possono diventare Ordini. Noi, per esempio, avevamo chiesto di fare un'Ordine insieme ai fisici, con due sezioni diverse. Ci è stato risposto che il Dpr non era il luogo giusto per contenere questa misura».
Andrea Sisti (agronomi e forestali) esprime invece perplessità su due aspetti critici legati all'assicurazione: «la mancata previsione dell'obbligatorietà da parte delle compagnie assicuratrici ad assicurare il professionista e la mancata previsioni di sgravi fiscali diretti».
Un'altro aspetto che lascia perplessi i presidenti riguarda il futuro dei collegi territoriali, che oggi sono ripartiti su base provinciale. «Sarà necessaria una ridefinizione su base regionale – afferma Zingales (chimici) – visto che andiamo incontro all'abolizione delle Province». «Dovremo sostenere – prevede Sisti – costi amministrativi notevoli».
francesca.milano@ilsole24ore.com
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I NUMERI CHE SPIEGANO GLI ORDINI 17mila
I periti agrari
L'Ordine dei periti agrari e periti agrati laureati conta 17mila iscritti, di cui solo 3.300 svolgono la professione. I consigli provinciali sono 87. La loro cassa di previdenza è l'Enpaia
  CONTINUA ...»

Martedí 14 Agosto 2012
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